martedì 10 giugno 2014

I giovani e le Confraternite



Il mondo confraternale oggi, seppur con alcune differenze rispetto al passato, si occupa di celebrare, mantenere vivo ed espandere il culto verso un Santo piuttosto che la Vergine Maria e tutto ruota attorno alla fratellanza, all’associazionismo, all’unione, alla stregua dei primi cristiani, che si perpetua da secoli e che cerca, in modo a volte anche genuinamente geloso, di custodire i propri legami e la propria sincera devozione.
Ma esattamente cosa si aspetta una Confraternita da un giovane e cosa un giovane si aspetta da una Confraternita?
Al primo quesito rispondo con un’asserzione semplicissima: la Confraternita, come primo ed essenziale requisito, si aspetta da un giovane che, attraverso di lui, ci sia una continuità di tradizioni, di devozione e di pietà popolare, genuina e spirituale. Almeno per quei giovani che hanno voglia di imparare dai meno giovani, che hanno voglia di scoprire il loro collegamento col passato. Ecco il compito della Confraternita aperta verso i giovani oggi, nel terzo millennio: educarli a vivere santamente la loro fede, con i valori giusti, senza dubbi e tentennamenti e senza scetticismo per un cero acceso davanti al simulacro della Madonna piuttosto che per una lacrima, versata intimamente e di nascosto quando, durante le processioni penitenziali, durante un’esecuzione di una marcia funebre o durante una stazione della via Crucis, quel Stabat Mater Dolorosa riempie il cuore di tristezza e di speranza. La Confraternita, oggi, deve aspettarsi questo da un giovane: che abbia voglia di seguire l’esempio dei suoi padri e dei suoi nonni, che capisca il legame indissolubile che dev’esserci con la propria terra e con le proprie usanze, che, infine, ma soprattutto, ami l’infinita bontà di Dio e si occupi di reale e concreta carità.
La Confraternita, in sostanza, ha il pesante compito, di far scoprire quel modo di vivere la Cristianità in tutte le sue sfaccettature, mettendo in pratica gli insegnamenti evangelici prendendo spunto dalla propria particolare devozione.
Per il secondo quesito, invece, la risposta è più complicata. Cosa si aspetta un giovane da una Confraternita? Principalmente che la Confraternita possa aiutarlo a crescere da ogni punto di vista. In una Confraternita, al di là degli aspetti religiosi, nascono amicizie e legami tra chi sa qualcosa in più e la mette a disposizione di chi ha voglia di imparare e di porsi in ascolto.
L’apporto di un giovane in una Confraternita, invece, dev’essere fresco, genuino e vivace. Salvaguardare le tradizioni ma rinnovare lo spirito con cui ci si approccia ed averne la consapevolezza. Il Confratello giovane, oggi, non dev’essere soltanto il portatore di un simulacro o di un palliotto, non dev’essere solo bravo nello snocciolare rosari o di procedere lentamente in un corteo processionale mostrandosi davanti alla comunità quale esempio da seguire. Il giovane Confratello dovrebbe contribuire a dare un nuovo volto alla pia unione, svecchiarla da falsi usi e riportarla agli scopi principali: quelli caritatevoli e di pia assistenza. Dev’essere in grado di coinvolgere scuole ed istituti, deve riuscire ad attualizzare gli insegnamenti evangelici, deve far capire ai suoi concittadini che occorre riconoscere il Cristo sofferente o la Madre dolorosa nelle persone comuni, vicine e lontane, malate e bisognose di assistenza, nell’ordinarietà della propria vita. Non basta mettersi la giacca e la cravatta nelle cerimonie solenni quando in realtà la vicina di casa non riesce a comprarsi le medicine e non prendiamo l’iniziativa di aiutarla. Un giovane confratello è colui che sa mettere al centro di tutto Cristo e che, come Giovanni, ha il coraggio di seguirlo fin sotto alla Croce. Un giovane confratello è colui che si forma con la devozione e la pietà popolare insegnatagli dai suoi congregati più anziani, ma che deve dire la sua, deve rinnovare non tanto la forma quanto la sostanza, rendendo la confraternita non chiusa in sé stessa, con i pregiudizi sbagliati della gente, ma aperta, solidale e desiderosa di mettersi in moto per creare occasioni di pentimento e di conversione. Il giovane confratello deve unire la realtà ecclesiastica al mondo moderno. Un confratello dell’Addolorata, in modo particolare, deve attualizzare i dolori di Maria e, devotamente, cercare di alleviarLe la sofferenza.
Questi sono gli scopi che i giovani confratelli, in modo particolare quelli dell’Addolorata, devono cercare di raggiungere. La Vergine dei Dolori, la Madre Lacrimosa, la Consolazione delle Vedove, il Terrore dei Demoni, il cuscino della morte di Gesù, colei che fu chiamata Donna non tanto per sminuirne le peculiarità, quanto per elogiarne l’estrema importanza che rivestì in quel momento, sotto la Croce. Non c’è Confraternita che più di ogni altra non vada al fulcro di tutto che quella dell’Addolorata. La Vergine, la Sposa e la Madre. Che ha fatto della sofferenza i suoi tasselli per permettere a noi tutti di raggiungere l’eterna salvezza e unendo i suoi dolori a quelli di Gesù fu giustamente dichiarata Corredentrice.
Lei, la mamma, che ci guarda con occhio benigno e che, con le sue lacrime, lava le nostre sofferenze e le rende meno dolorose.

10/06/2014
Riccardo Davide Grimaldi
Priore della Confraternita di Maria SS. Addolorata

Foto F. Borgese - Venerdì Santo 2013