Il mondo confraternale oggi, seppur con alcune differenze
rispetto al passato, si occupa di celebrare, mantenere vivo ed espandere il
culto verso un Santo piuttosto che la Vergine
Maria e tutto ruota attorno alla fratellanza, all’associazionismo,
all’unione, alla stregua dei primi cristiani, che si perpetua da secoli e che
cerca, in modo a volte anche genuinamente geloso, di custodire i propri legami
e la propria sincera devozione.
Ma esattamente cosa si aspetta una Confraternita da un
giovane e cosa un giovane si aspetta da una Confraternita?
Al primo quesito rispondo
con un’asserzione semplicissima: la Confraternita, come primo ed essenziale
requisito, si aspetta da un giovane che, attraverso di lui, ci sia una continuità
di tradizioni, di devozione e di pietà popolare, genuina e spirituale. Almeno
per quei giovani che hanno voglia di imparare dai meno giovani, che hanno
voglia di scoprire il loro collegamento col passato. Ecco il compito della
Confraternita aperta verso i giovani oggi, nel terzo millennio: educarli a
vivere santamente la loro fede, con i valori giusti, senza dubbi e
tentennamenti e senza scetticismo per un cero acceso davanti al simulacro della
Madonna piuttosto che per una lacrima, versata intimamente e di nascosto
quando, durante le processioni penitenziali, durante un’esecuzione di una
marcia funebre o durante una stazione della via Crucis, quel Stabat Mater
Dolorosa riempie il cuore di tristezza e di speranza. La Confraternita, oggi,
deve aspettarsi questo da un giovane: che abbia voglia di seguire l’esempio dei
suoi padri e dei suoi nonni, che capisca il legame indissolubile che
dev’esserci con la propria terra e con le proprie usanze, che, infine, ma
soprattutto, ami l’infinita bontà di Dio e si occupi di reale e concreta
carità.
La
Confraternita, in sostanza, ha il pesante compito, di far
scoprire quel modo di vivere la
Cristianità in tutte le sue sfaccettature, mettendo in
pratica gli insegnamenti evangelici prendendo spunto dalla propria particolare
devozione.
Per il secondo quesito, invece, la risposta è più
complicata. Cosa si aspetta un giovane da una Confraternita? Principalmente che
la Confraternita
possa aiutarlo a crescere da ogni punto di vista. In una Confraternita, al di
là degli aspetti religiosi, nascono amicizie e legami tra chi sa qualcosa in
più e la mette a disposizione di chi ha voglia di imparare e di porsi in
ascolto.
L’apporto di un giovane in una Confraternita, invece,
dev’essere fresco, genuino e vivace. Salvaguardare le tradizioni ma rinnovare
lo spirito con cui ci si approccia ed averne la consapevolezza. Il Confratello
giovane, oggi, non dev’essere soltanto il portatore di un simulacro o di un
palliotto, non dev’essere solo bravo nello snocciolare rosari o di procedere
lentamente in un corteo processionale mostrandosi davanti alla comunità quale
esempio da seguire. Il giovane Confratello dovrebbe contribuire a dare un nuovo
volto alla pia unione, svecchiarla da falsi usi e riportarla agli scopi
principali: quelli caritatevoli e di pia assistenza. Dev’essere in grado di
coinvolgere scuole ed istituti, deve riuscire ad attualizzare gli insegnamenti
evangelici, deve far capire ai suoi concittadini che occorre riconoscere il
Cristo sofferente o la Madre dolorosa nelle persone comuni, vicine e lontane,
malate e bisognose di assistenza, nell’ordinarietà della propria vita. Non
basta mettersi la giacca e la cravatta nelle cerimonie solenni quando in realtà
la vicina di casa non riesce a comprarsi le medicine e non prendiamo
l’iniziativa di aiutarla. Un giovane confratello è colui che sa mettere al
centro di tutto Cristo e che, come Giovanni, ha il coraggio di seguirlo fin
sotto alla Croce. Un giovane confratello è colui che si forma con la devozione
e la pietà popolare insegnatagli dai suoi congregati più anziani, ma che deve
dire la sua, deve rinnovare non tanto la forma quanto la sostanza, rendendo la
confraternita non chiusa in sé stessa, con i pregiudizi sbagliati della gente,
ma aperta, solidale e desiderosa di mettersi in moto per creare occasioni di
pentimento e di conversione. Il giovane confratello deve unire la realtà
ecclesiastica al mondo moderno. Un confratello dell’Addolorata, in modo
particolare, deve attualizzare i dolori di Maria e, devotamente, cercare di
alleviarLe la sofferenza.
Questi sono gli scopi che i giovani confratelli, in modo
particolare quelli dell’Addolorata, devono cercare di raggiungere. La Vergine dei Dolori, la Madre Lacrimosa, la Consolazione delle
Vedove, il Terrore dei Demoni, il cuscino della morte di Gesù, colei che fu
chiamata Donna non tanto per sminuirne le peculiarità, quanto per elogiarne
l’estrema importanza che rivestì in quel momento, sotto la Croce. Non c’è Confraternita
che più di ogni altra non vada al fulcro di tutto che quella dell’Addolorata. La Vergine, la Sposa e la Madre. Che ha fatto della
sofferenza i suoi tasselli per permettere a noi tutti di raggiungere l’eterna
salvezza e unendo i suoi dolori a quelli di Gesù fu giustamente dichiarata
Corredentrice.
Lei, la mamma, che ci guarda con occhio benigno e che, con
le sue lacrime, lava le nostre sofferenze e le rende meno dolorose.
10/06/2014
Riccardo Davide Grimaldi
Priore della Confraternita di Maria SS. Addolorata
Foto F. Borgese - Venerdì Santo 2013 |
Nessun commento:
Posta un commento